LE ONDE DI LUCE DI MAURO PRANDI
Essere artista è una condizione dell’anima: inesprimibile,imprescindibile, coercitiva.
È una necessità. All’improvviso irrompe nell’esistenza, recando con sé un vero e proprio fardello nei cui meandri si nasconde un’immensa forza vitale: non si sfugge.
È proprio questo il punto. Essere artista significa accogliere in sé stessi una condizione destabilizzante : essa può assumere vari aspetti quando si presenta nell’incertezza, nella passione, nella malinconia, nell’ebbrezza….
Mauro Prandi pare a prima vista vivere la vocazione artistica in modo equilibrato: almeno questa è l’impressione che ha suscitato in me durante il nostro primo incontro…. Ma non è possibile: non è possibile essere un artista equilibrato! Non ho mai avuto dubbi su questo. L’artista è un individuo in abbandono, in discesa e turbolenta risalita, continuamente sollecitato, scosso, divorato da un’incessante chiamata a cui non sa dare risposta ma a cui deve, imprescindibilmente, dare aspetto. Si azzera, si svuota con amore, con dolore, con grazia.
Mauro parla in tono sommesso e pacato, accompagnato da espressioni di perplessità e quasi di giustificazione poste a corollario della narrazione di episodi della sua vita che, a mio parere, vanno visti e sentiti come tappe di un cammino di conoscenza : un’iniziazione. Uso questo termine consapevolmente, nell’accezione più profonda indicante la persistente tendenza all’ascolto dell’anima volta al dono di sé, al raggiungimento del suo “grado zero” : condizione creativa per eccellenza, luminosa oscurità che, sola, è foriera di nuove nascite, di nuova esistenza.
Come può un libero professionista, costantemente immerso nei problemi quotidiani del lavoro, tendere a raggiungere il suo “grado zero”? Come può rimanere in ascolto di sollecitazioni così forti, che gli impongono di avere figura?
Penso alla condizione psichica che il Vedanta definisce “Samadhi”: qualunque cosa ti mantenga occupato nel quotidiano, in realtà tu sei altrove, stai compiendo un cammino necessario nella profondità del tuo cuore. Non ti è dato capire, non puoi porti dubbi in merito: devi proseguire.
Mille scintille ti trafiggono le palpebre ma, con molta pazienza, imparerai ad accettare ogni imposizione, fino a quando si schiuderà una luce interiore che ti porrà nella condizione di sentire il tuo cammino, di orientarti in modo nuovo nella vita.
Per chi è coinvolto, non è facile accettare questo modo in apparenza così passivo di essere artista: occorre imparare ad avere fiducia in forze irrazionali e misteriose. Esse pretendono totale disponibilità e non forniscono alcuna spiegazione se non la diretta, stupefacente esperienza dell’inutilità dei parametri logico-causali su cui siamo soliti strutturare l’esistenza e la mente. Mauro sta imparando ad avere pazienza, e non cessa di stupirsi: pare quasi estraneo a quanto gli accade…. sta cercando di orientarsi, accettando una situazione che, comunque, non lo lascia andare. Allora produce, produce opere che sono enigmi: veri e propri enigmi, soglie a dimensioni “altre”.
La sua è pittura che fuoriesce dal limite visibile del quadro e si esperisce non solo con lo sguardo: tutti i sensi ne sono coinvolti. Ti guarda, esige attenzione, è profonda, riunisce, è una pittura di simboli: ogni volta ci presenta figure di significati originari che tutti noi, in fondo alle nostre anime, vibriamo, ma a cui non sappiamo più dare aspetto perché, percorrendo con la ragione la superficie delle cose, abbiamo dimenticato che la loro vera traccia è custodita nelle nostre ancestrali tonalità emotive. Siamo estranei alla realtà di ciò che ci circonda e, allo stesso modo, siamo incapaci di coglierne le tracce dentro di noi. Per questo, agli albori del nostro cammino, creammo i simboli: per dare figura alle emozioni che sono bussola conoscitiva e ci permettono di ricordare noi stessi in ciò che percepiamo. La forza dei simboli permane intatta, continua a parlarci e ci permette di riconoscere la struttura viva ed intelligente di ogni singolo istante di esistenza, perché ne siamo parte integrante: perché siamo noi.
Mauro nuota, attraversa le acque della psiche ed emerge a guardare i momenti in cui il cielo luminoso vi si riflette rendendole cangianti, si immerge nell’oscurità delle porte infere da cui originano i vortici che danno forma alle cose. Coglie e riproduce il momento in cui l’unità, pur mantenendosi tale, si scinde dando volto all’amore che ad essa è fondamento e che si rigenera come vita, come reciprocità, ogni volta che due singolarità si incontrano e si rivelano non essere mai state estranee. L’aspetto di questa forza amorosa è reso da Mauro in modo essenziale, originario: una figura che presenta tratti umani da cui originano vortici di energia, onde di luce… diverse lunghezze d’onda, diversi colori, diversi suoni:è il racconto della Creazione reso immagine simbolica, colto nell’istante che ne costituisce il fondamento.
I simboli sono dimensioni complesse, profonde, intricate: paiono ordinati geometricamente, ma in realtà vanno percepiti come ologrammi che coinvolgono e riuniscono in sé diversi piani psichici e diversi gradi di esistenza. Essi creano corrispondenze e sollecitano l’anima di chi ne giunge al cospetto allo stesso modo in cui hanno chiamato a sé chi li ha prodotti, creando un’atmosfera significativa che travalica lo spazio e il tempo.
Onde di luce…. Sono queste le parole con cui Mauro Prandi riassume il suo contributo alla conoscenza: le sue figure sono onde di luce in grado di ritrasmettere i messaggi che lui ha colto. Onde che sono istanti, sono mattoni fluidi e cangianti del tempio in cui sono custoditi i significati delle cose, sono vivi e conservano traccia della profondità che li ha creati: ognuna di esse, ognuno di questi mattoni, ogni simbolo,è in sé un tempio. Ogni sua opera è un tempio la cui sacralità si sprigiona e si diffonde oltre la cornice ed avvolge musicalmente chiunque ne sia al cospetto, per poi ritornare su sé stessa. Porvisi di fronte è un’esperienza necessaria: forse è per questo che , per sua stessa ammissione, Mauro consideri collocazione ottimale per le sue opere un contesto in cui si respiri il sacro, la devozione come disposizione dell’animo che si pone in ascolto, ed immerso nella musica: quale migliore dimora all’epifania del mistero vivente dell’anima che parla a sé stessa?
Roberta Frabetti.